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Storia e Storie

Le tracce delle famiglie nobili a Maiori

Dai De Ponte ai Mezzacapo: storia e ricordi della nobiltà maiorese

Tra palazzi, chiese e opere d’arte, le famiglie nobili De Ponte e Mezzacapo hanno lasciato segni indelebili nella storia di Maiori. Ma il rapporto con il popolo non fu mai idilliaco, come testimoniano aneddoti e memorie popolari

Inserito da (Admin), martedì 9 settembre 2025 20:04:13

di Enzo Mammato

A Maiori abbiamo avuto in passato alcune famiglie nobili che hanno segnato, nel bene e nel male, la storia del nostro paese. In particolare, le famiglie De Ponte e Mezzacapo.

 

Della famiglia De Ponte sappiamo che tra le frazioni di San Pietro e Santa Maria delle Grazie possedevano un palazzo nella contrada che, dal toponimo originario di "casa De Ponte", è divenuto col tempo - per assonanza - l'attuale "'int' 'e doje porte". Un lascito importante di questa famiglia riguarda anche il patrimonio artistico: Roberto De Ponte munì infatti la chiesa di Santa Maria delle Grazie di una tavola dipinta dal pittore senese Marco Pino, raffigurante la Crocifissione. L'opera fa pendant con quella collocata sull'altare maggiore della basilica di Minori, a testimoniare la devozione e il legame di entrambe le comunità alla Madonna, attraverso il sacrificio di Cristo.

 

I De Ponte, così come i Mezzacapo, avevano dimore anche a Napoli, dove lasciarono un segno importante donando alla città la Chiesa di Santa Maria Maggiore in via dei Tribunali.

 

Ma se i palazzi e le opere d'arte raccontano grandezza, il rapporto con il popolo maiorese non fu altrettanto luminoso. In particolare i marchesi Mezzacapo, forse a causa di presunte pretese legate allo "ius primae noctis" o per atteggiamenti di arroganza lavorativa e personale, non godettero mai della simpatia del popolo. Rimane viva, infatti, la memoria di un episodio emblematico: il marchese avrebbe pronunciato la frase, rimasta famosa tra i maioresi, «Quanno aggio mangiato io, have mangiato ogni maiurese!».

 

Un'espressione che ancora oggi riecheggia come simbolo della distanza tra la nobiltà e la gente comune, nonostante i segni tangibili che queste famiglie hanno lasciato nel tessuto storico, artistico e culturale della nostra città.

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