Tu sei qui: Storia e Storie'E chiacchiere so’ comme ‘e cerase, di Enzo Mammato
Inserito da (Admin), martedì 14 ottobre 2025 12:31:18
di Enzo Mammato
Certo, la triade della saggezza, i modi di dire, i motti e i proverbi, in contrapposizione alla saggezza scritta e ragionata, è tutta racchiusa nella parola detta, improvvisata, nata tra la gente.
Semplicemente: "‘E chiacchiere so' comme ‘e cerase".
Non quelle di carnevale, dolci e fritte, ma quelle che "nun renhiano ‘a panza". Quelle "e paese!", che si fanno e si disfano tra un vicolo e l'altro.
In napoletano "‘e chiacchiere" non sono mai solo parole: possono essere "‘e tabbacchere ‘e legno", cioè chiacchiere vane, oppure diventare un proverbio che pesa come un consiglio.
Perché si dice: "‘Na parola porta ‘n'ata!", e "‘E parole so' comme ‘e cerase": dolci all'inizio, ma che lasciano la bocca amara.
Eppure, perché ne abbiamo bisogno? Perché parlare è umano, e i detti popolari lo sanno bene. "Poche parole, ma bone" dicono gli anziani. Ma, allo stesso tempo, "avimmo mettere ‘e puntine sulle i".
Non dimentichiamo poi che "‘na paglia s'appiccia", e una parola di troppo può diventare incendio.
E così tra "‘a jettà acqua ncopp' ‘o fuoco" e "‘e sempe bona ‘na bona parola", troviamo tutta la filosofia di chi vive tra il dire e il tacere.
‘E chiacchiere fanno parte della nostra vita, come "‘o paese è piccerillo e ‘a gente murmureja", e anche se il mondo cambia, il vizio, o la virtù, di chiacchierare resta una costante umana, irresistibile e identitaria.
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