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Costiera "città aperta", per un gesto di solidarietà concreta

"Non avremmo mai pensato di dover rivedere nella civile Europa immagini che ci riportano alle tragedie del '900"

Inserito da (Admin), venerdì 4 marzo 2022 05:37:13

di Vincenzo Rispoli* Avvocato

La Costa d'Amalfi da almeno 20 anni riceve numerosi cittadini ucraini, interessati dai lavori più disparati ed umili, nel servizio alla persona ed alla casa, nel settore turistico e della ristorazione, nei lavori agricoli o edili. Ormai, dopo tanti anni, molti di loro sono perfettamente integrati nel tessuto sociale locale e possono considerarsi, almeno di fatto, concittadini delle nostre piccole Comunità.

È lo stesso percorso di emigrazione forzata dalla povertà che molti cittadini della Costiera hanno svolto negli anni del dopoguerra verso il nord Italia o l'estero.

Oggi la situazione in Ucraina si presenta sempre più grave. La guerra in atto non consiste in un veloce blitz od in mere azioni di guerriglia ma coinvolge le principali città e l'intera popolazione civile, come accaduto durante la II guerra mondiale ed ancora recentemente ad opera delle forze russe, e rischia di trasformare l'intero territorio in nuove Stalingrado, Grozny, Aleppo...

Non avremmo mai pensato di dover rivedere nella civile Europa immagini che ci riportano alle tragedie del '900.
Ognuno, anche nel suo piccolo, è chiamato a svolgere la propria parte di responsabilità per evitare l'ulteriore escalation del conflitto ed ulteriori sofferenze per le popolazioni civili.

Questa crisi rischia di diventare un dramma umanitario e dopo pochi giorni già vede un milione di profughi dirigersi verso i Paesi europei, inclusa l'Italia, da decenni Patria di adozione anche per numerosi cittadini ucraini.

Anche in ragione della comune esperienza di emigrazione, le Comunità della Costiera, in queste ore drammatiche, potrebbero assumere la loro piccola porzione di responsabilità, valutando un gesto di solidarietà concreto. Accogliere provvisoriamente fino al termine della crisi i parenti stretti dei nostri concittadini ucraini, consentendo il loro ricongiungimento familiare.

A tal fine i Comuni dovrebbero verificare le strutture pubbliche superflue o sottoutilizzate da destinare a tale scopo; e magari incentivare anche con esenzioni di imposte i privati a mettere a disposizione immobili.

Anzi, non è da escludere che con la nuova emergenza il Governo nazionale disponga addirittura delle sovvenzioni per l'accoglienza dei profughi, come già fatto per il Covid od altre crisi umanitarie.

La Costiera, terra di emigrazione, non può essere insensibile a tale esigenza primaria che investe famiglie di propri concittadini che da anni assolvono funzioni essenziali per il nostro territorio e le imprese, ormai perfettamente integrati nelle varie Comunità locali.

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